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giovedì, settembre 29, 2005

Quesito

Il 8-09-2005 15:45, "mauro.zannarini" ha scritto:


----- Original Message -----
From: mauro.zannarini
To: pietrarotaa@hkgaia.com
Sent: Wednesday, August 17, 2005 11:32 AM
Subject: Quesito

Egr.Pietrarota, in considerazione del notevole valore del Piombo, non ritiene sarebbe lecito riconoscerne una parte ai cittadini, che consegnano gli accumulatori esausti alle ditte di riciclaggio.
O, all'ombra dei costi di smaltimento, si perpetua il sistema di misconoscere la buona volontà del cittadino ecologista.
Distinti saluti Zannarini Mauro


A: "mauro.zannarini"
DATA: Giovedì, 8 settembre 2005 18:42
OGGETTO: R:Quesito


Gentile Sig. Mauro Zannarini,

La ringrazio per la Sua e-mail che dimostra la Sua sensibilità verso la tutela dell’ambiente.

Di ambiente, purtroppo, se ne parla troppo spesso solo in termini negativi, come in occasione di calamità naturali (la tragedia di New Orleans ha riportato tristemente l’attenzione della politica alle tematiche della salvaguardia ambientale), scandali, eco-mafie, raccolte differenziate che non raggiungono gli obiettivi stabiliti, ecc.

Da cittadino che si preoccupa di che fine fa la batteria esausta della Sua macchina, dopo la sua sostituzione, Lei mi pone una domanda cui per dare una risposta esaustiva non bastano poche righe.

Per questo di seguito riporto una spiegazione di come funziona lo smaltimento delle batterie al piombo esauste in Italia.

Ma in sintesi, anticipo, il perché di un costo (minimo, come potrà leggere) pagato da tutti noi consumatori al momento dell’acquisto di una nuova batteria: è vero le batterie, al termine del loro ciclo di vita, hanno ancora un valore economico, che è dato dal loro contenuto di piombo. Ma questo valore fissato dalla Londol Metal Exchange, per le leggi dell’economia, è soggetto ad oscillazioni.

Prima dell’istituzione del COBAT, in Italia la raccolta delle batterie esauste si faceva seguendo solo logiche di mercato:
quando il valore del piombo scendeva molto, non era conveniente raccogliere e riciclare le batterie esauste. Costava di meno comprare nuovo piombo.

Ma che fine facevano questi rifiuti pericolosi?
Inoltre, in una logica strettamente legata al profitto, le imprese erano interessate al recupero solo della parte più “nobile” delle batterie esauste: il piombo metallico, molto meno le plastiche e per niente l’acido solforico (con ossidi e solfati di piombo disciolti).

Oggi, con l’attività del COBAT, le batterie devono essere sempre e comunque raccolte e riciclate nel rispetto dell’ambiente. Con questo non posso affermare che tutte le batterie vengono recuperate. Purtroppo esiste ancora una piccola percentuale di batterie che ancora sfugge alla raccolta.

..E così è tuttora possibile vedere batterie abbandonate per strada, in campagna o peggio in mare.

Ma da anni il COBAT è impegnato per ridurre sempre più la dispersione delle batterie nell’ambiente. Sul sito www.cobat.it troverà illustrate le tante iniziative messe in atto.

Resto a Sua disposizione, anche telefonicamente, per eventuali Sue obiezioni o perplessità o desiderio di uno scambio di opinioni.

Distinti Saluti.


Andrea Pietrarota
Hill & Knowlton Gaia
Via Nomentana 257 00161 Roma
p: +39 06441640327
m: +39 3355640825
f: +39 064404604-0644265063
pietrarotaa@hkgaia.com



1. Il COBAT
Il COBAT, Consorzio Obbligatorio Batterie Esauste, è nato da una felice intuizione del Parlamento italiano nel 1988 ed è operativo dal 1992. Il suo compito è la raccolta ed il riciclo delle batterie al piombo esauste, un prodotto noto a tutti, in quanto sono montate sulle nostre automobili, sui motorini e sulle barche, ma sono anche presenti in ogni attività dell’economia moderna.

Senza gli accumulatori al piombo non funzionerebbero le centrali elettriche, i ripetitori, le centrali telefoniche, i trasporti effettuati con i veicoli a trazione elettrica nella maggior parte delle aziende, i carrelli trasportatori ed elevatori ed i locomotori, nonché i gruppi di continuità che assicurano l’energia elettrica negli ospedali o nei comuni anti-furto casalinghi.
Le batterie al piombo trovano dunque un ampio utilizzo che copre tutte le attività di tipo economico, sia quelle rivolte ai consumatori (come la motorizzazione), sia quelle degli investimenti statali e privati e rappresentano un volume decisamente importante dal punto di vista della produzione, così come da quello della vendita e della successiva sostituzione.

Basti pensare che, in Italia, ogni anno vengono vendute circa 16 milioni di batterie, di cui quasi 10 milioni legate al mondo delle autovetture. Nel suo insieme, il settore della produzione delle batterie sviluppa un fatturato di circa 700 milioni di euro e dà lavoro ad oltre 3.000 persone.
procinto di ottenere la certificazione ambientale ISO 14000.


La batterie al piombo, una volta esauste, diventano, però, un rifiuto classificato per legge come “pericoloso”, poiché all’interno del loro involucro di plastica (in genere polipropilene) ci sono dei composti di piombo, ossidi, solfati, piombo metallico e acido solforico, tutte sostanze potenzialmente dannose non solo per la salute dell’uomo ma anche per qualsiasi tipo di vita animale e vegetale. In particolare i composti di piombo sono estremamente nocivi e velenosi: non vengono assorbiti dalla flora e se introdotti nella catena alimentare si accumulano nel fegato provocando gravi danni.
Pertanto la questione ambientale riferita allo smaltimento di questo immenso parco di batterie è rilevante.

Il COBAT è un ente senza fini di lucro, al quale partecipano tutti gli operatori del settore batterie al piombo, dai produttori ed importatori alle associazioni degli artigiani che ne effettuano l’installazione, dai raccoglitori ai riciclatori.

Il Consorzio si preoccupa di assicurare la raccolta di queste batterie su tutto il territorio nazionale e il loro il trasporto agli impianti di riciclo che garantiscono il recupero del piombo metallico e l'inertizzazione o l’eventuale recupero dell'acido solforico. In questo modo, si evita la dispersione nell'ambiente di elementi quanto mai pericolosi per l'equilibrio dell'ecosistema nella sua accezione più vasta e si recuperano importanti risorse per l’industria italiana.

Oggi, grazie al sistema consortile del COBAT, le batterie esauste arrivano agli impianti di recupero con tutto l’elettrolita (acido solforico diluito) che viene sottoposto a processi di neutralizzazione; ciò consente di ridurre sensibilmente l’inquinamento connesso alla dispersione di un rifiuto molto aggressivo che normalmente contiene disciolti metalli tossici.

2. Come si finanzia il Consorzio

Il finanziamento delle attività consortili avviene attraverso:

a) i proventi del sovrapprezzo di vendita applicato sulle batterie nuove immesse in commercio, determinato con Decreto del Ministero dell’Ambiente e del Ministero delle Attività Produttive e versato al Cobat dai produttori e importatori di batterie;
b) i proventi della cessione delle batterie esauste alle imprese di riciclaggio.

Il sovrapprezzo rappresenta lo “strumento economico” indicato dalla Direttiva C.E.E. 157/91 relativa alla raccolta e riciclaggio degli accumulatori esausti, che ha consentito di trasformare un’attività di business in un’attività di servizio. Esso garantisce che la raccolta ed il recupero siano svolte anche per quantità residuali e in qualsiasi condizione di mercato. La sua applicazione, infatti, consente di sganciare l’attività di raccolta delle batterie dalla quotazione del prezzo del piombo sul mercato internazionale.

3. La raccolta delle batterie esauste in Italia

Il Cobat garantisce la raccolta delle batterie esauste sull’intero territorio nazionale, anche per quantità residuali o nei periodi di depressione del valore del piombo (quando un’attività commerciale nel settore non risulta conveniente), con soggetti incaricati. La rete attualmente operante prevede 90 raccoglitori incaricati, che sono dotati di mezzi e strutture dimensionate alle esigenze delle diverse realtà territoriali.

La legge comunitaria del 2001, approvata il 20 febbraio 2002, recependo le determinazioni del Consorzio, all’articolo 15 ha modificato la legge istitutiva del Cobat, stabilendo che tutte le imprese autorizzate in base alla normativa vigente possono esercitare le attività di raccolta delle batterie esauste e rifiuti piombosi e cedere tali rifiuti ad imprese di ogni Stato Membro della Comunità Europea.


“Chiunque detiene batterie al piombo esauste o rifiuti piombosi è obbligato al loro conferimento al Consorzio, direttamente o mediante consegna a soggetti incaricati del Consorzio o autorizzati, in base alla normativa vigente, a esercitare le attività di gestione di tali rifiuti. L’obbligo di conferimento non esclude la facoltà per il detentore di cedere le batterie esauste ed i rifiuti piombosi ad imprese di altro Stato Membro della Comunità europea” (art.9 quinquies, c.6, così come modificato dalla legge 1 marzo 2002 n.39).

Dall’entrata in vigore della legge, i soggetti non incaricati dal Consorzio che effettuano attività di raccolta di batterie esauste o di rifiuti piombosi, dovranno, in ogni caso, trasmettere una copia del MUD al Cobat, contenente tutte le informazioni relative alle batterie raccolte ed avviate al recupero.

La L. 39/02, dunque, riconoscendo appieno le finalità di salvaguardia ambientale che hanno ispirato l’istituzione del Cobat, affida al Consorzio, oltre al compito istituzionale di assicurare comunque la raccolta in ogni situazione di mercato, il compito di monitorare tutte le attività di raccolta, commercializzazione e riciclaggio di batterie esauste e rifiuti piombosi che emergono sul territorio italiano, con il fine di garantire che tutto il ciclo della batteria al piombo acido avvenga nel pieno rispetto dell’ambiente e della salute pubblica.

4. I dati sull’attività del Consorzio

Attualmente, il Cobat opera con un tasso di recupero sulle batterie esauste prossimo alla totalità rispetto all’immesso al consumo e, dopo 14 anni di piena attività ha recuperato oltre 2 milioni di tonnellate di batterie al piombo esauste.

Tale quantità è pari a 181 milioni di pezzi, che, se messi in fila uno dietro l’altro, coprirebbero la distanza di 40 mila Km, ossia il giro del mondo passando per l’equatore!

Il sistema informativo, denominato WINDecobat, ha favorito un migliore governo della rete di raccolta indirizzando in tempi più solleciti le attività del Cobat verso aree territoriali e settori merceologici di maggiore criticità operativa. Ne sono derivati sensibili incrementi nella micro-raccolta, e iniziative consortili mirate in ambito nautico, agricolo, urbano e della grande distribuzione organizzata.


5. Vantaggi ambientali ed economici derivanti dal sistema Cobat

Oggi, grazie al modello Cobat, le batterie esauste arrivano agli impianti di recupero con tutto l’elettrolita (acido solforico diluito) che viene sottoposto a processi di neutralizzazione; ciò consente di ridurre sensibilmente l’inquinamento connesso alla dispersione di un rifiuto molto aggressivo che normalmente contiene disciolti metalli tossici. Si calcola che, dall’inizio della sua attività, il Cobat ha sottratto allo sversamento nell’ambiente circa 360 milioni di litri di acido solforico diluito.

Inoltre, il metallo piombo recuperato dal riciclaggio delle batterie (dal 1991 oltre 2 milioni di tonnellate) rappresenta oltre il 50% della produzione italiana di piombo nonché circa il 40% del fabbisogno nazionale di tale metallo.

Poiché l’Italia è un Paese importatore di piombo, la riduzione dei volumi da importare contribuisce notevolmente alla bilancia dei pagamenti nazionale.

Il piombo “secondario” è identico a quello estratto dal minerale, è riutilizzabile all’infinito ed ha anche la caratteristica di comportare per la sua lavorazione un risparmio energetico pari al 66% rispetto al piombo “primario”.

6. Il primato internazionale del Cobat: più raccolta, meno oneri

Oggi, grazie al Cobat, l’Italia è leader mondiale nel recupero di rifiuti pericolosi come le batterie al piombo esauste. Il Consorzio Italiano, infatti, vanta i seguenti primati:

· un alto tasso di raccolta sulle batterie d’avviamento, superiore al 96% sull’immesso al consumo (risultato pressoché pari solo a 3 Paesi, di grandi tradizioni ecologiche, come Danimarca, Norvegia, e Svezia);
· ingenti quantità assolute di batterie recuperate: nel 2004 sono state recuperate più di 191.000 tonnellate di batterie esauste;
· elevata raccolta procapite: superiore ai 3,3 kg/abitante nel 2004.

Con il Cobat, l’Italia primeggia a livello internazionale non solo per quanto riguarda la raccolta del rifiuto batteria ma anche per i bassi costi applicati per effettuarne il recupero. In Italia, infatti, vige:

· il più basso sovrapprezzo sulla vendita delle batterie nuove: solo 83 centesimi di euro per una batteria d’avviamento per automobile (ossia con capacità (C) da 20 - 70 Ah).

Viceversa, Paesi quali la Francia e Germania non hanno ancora emanato una legge specifica in osservanza alla Direttiva C.E.E. 157/91 ed adottano un sistema composto da grandi operatori con connotazioni fortemente commerciali, a detrimento degli obiettivi di raccolta.

Solo nel 1998 in Germania è stata emanata una ordinanza che istituisce una cauzione per tutte le batterie comprate senza la restituzione di quelle esauste. Gli unici esempi concreti provengono dalla Svezia, Danimarca, Austria, oltre all’Italia naturalmente, e dalla Norvegia, Paesi che adottano sistemi consortili simili al Cobat.

7. Conclusioni

Con la ridefinizione dell’intero sistema dei rifiuti in Italia operata dal Decreto Ronchi, il Cobat può a pieno titolo essere considerato come un precursore della gestione integrata di rifiuti pericolosi, nonché la vera soluzione al problema del recupero delle batterie al piombo esauste, considerando le alte percentuali di recupero ed i bassi costi a carico della collettività per la salvaguardia dell’ambiente naturale.

I risultati sinora conseguiti sono stati estremamente positivi per il Consorzio, che ha saputo cambiare nel tempo per adattarsi alle realtà di mercato. Il merito del Cobat è un successo dell’opera del governo Italiano, ma soprattutto degli imprenditori grandi e piccoli che spesso hanno saputo rinunciare agli egoismi d’impresa per l’interesse economico e ambientale del Paese.

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